L’uso del volgare padovano - eccezzion fatta per pochissimi documenti risalenti al Duecento e comunque di origine incerta - si attesta nel corso del secolo XIV. Legato soprattutto alla presenza della signoria dei Carraresi, il volgare entra proggressivamente nei documenti pubblici, negli statuti corporativi, nelle cronache della citta, e segna sull’ultimo scorcio del secolo un bilancio decisamente positivo.Agli inizi del Quattrocento anche Francesco Novello lo preferisce al latino e lo usa nella sua corrispondenza privata. Vi sono quindi uone possibilità che il volgarizzamento firmato da Lazzaro de’ Malrotondi del De traditione Padue ad Canem Grandem anno MCCCXXVIII mense septembris et causis precedentibus, scritto da Albertino Mussato alla fine degli anni venti del del Trecento, fosse stato commissionato - nonostante il suo palese carattere di libello anticarrarese - proprio dalla signoria locale, come testimonierebbe una volta di più l’impegno del padovano, usato a dispetto delle origini trevigiane del traduttore. Nel De traditione vengono esposti gli avvenimenti successivi all’arrivo di Marsilio da Carrara, divenuto signore di Padova nel 1325: appoggiato dall’Imperatore, Marsilio aveva represso con forza la dissidenza delle famiglie nemiche, senza riuscire tuttavia a consolidare il suo potere, tanto da favorire alla fine l’avvento a Padova dell’avversario scaligero nella persona di Cangrande. Tra gli esiliati, lo stesso Mussato, che avrebbe rimproverato a Marsilio al perdita della libertà comunale. Il testo, qui riprodotto in edizione critica da Aulo Donadello, restituisce un documento di eccezionale importanza sotto il profilo linguistico e storico, frutto della gloriosa stagione culturale veneta tra Preumanismo e periodo comunale.
Della donason de Pava fatta a Cangrande a cura di A. Donadello, Edizione Il Poligrafo, Padova 2008. euro 23